Novembre 2004

 

DIARIO di VIAGGIO in ISLANDA

 

Poche sere fa Alberto e Rosalia hanno organizzato una cenetta, e così noi, Gabriella, Giovanna, Pino ed io (Gabriele) siamo stati ben lieti come sempre di aderire, anche perché abbiamo avuto modo di ripensare e parlare del nostro bel viaggio dell’agosto scorso in Islanda.

Abbiamo rivisto le foto e ci siamo ricordati con piacere dei nostri compagni di viaggio conosciuti durante quei piacevolissimi quindici giorni.

Ad un certo punto, Alberto dice:

" Ma non c’è proprio nessuno che scrive il diario del viaggio da inserire nel sito dove sono già state messe le foto?"

E Pino aggiunge (con molta grazia):

"A Gabbriè, tu che sei così bravo a scrive cacchiate, perché non te dai da fà?"

E allora stamattina, visto che mi va, comincio a buttare giù un po’ di righe sperando di non dimenticare troppe cose e di essere il più preciso possibile.

Intanto inizio con aggiungere i nomi degli altri partecipanti che sono:

Giancarla, Maria, Luciana, Luigi, Gianluca, Roberto e Ferdinando.

Non sto dunque a descrivere la nostra partenza dall’Italia e l’arrivo nella capitale islandese Reykjavik, dico solo che l’Iceland Air fa il grande piacere a qualcuno di noi di non fargli arrivare le valigie; quindi per i primi giorni di viaggio avremo alle calcagna un disgraziato fattorino che a bordo di un furgone rincorre i vari gruppi, per recapitare le valigie arrivate con giorni di ritardo, ai legittimi proprietari, nei posti più reconditi del paese.

Comunque dopo qualche giorno abbiamo avuto tutti i nostri bagagli!

E’ la mattina del 3 agosto quando verso le 9.00 la nostra simpatica ed efficientissima guida Johanna, una bella e forzutissima rossa islandese puro sangue, ci carica sul pullman che ci scarrozzerà nel nostro viaggio. Il gruppo formato da sei romani, sei milanesi o giù di lì e un barese, seppur appena formato, appare subito in buona sintonia e pronto per l’avventura!

Il nostro autista Jonas è un vero vikingo, sessantino, dal passato burrascoso, varie mogli e diversi figli, bianco dalla pelle ai capelli ai peli, scorbutico e scontroso, si rivelerà poi capace di intrattenerci con la sua chitarra cantandoci, con voce non forte ma aggraziata, canzoni popolari e grandi classici americananglosassonislandesi.

La nostra prima meta sono degli impianti geotermici nei dintorni di Reykjavik, giusto per entrare in sintonia con questo paese dove se scavi un buco ti esce l’acqua calda o ti ustioni con il vapore o peggio ti becchi una zaffata di miasmi solforosi.

Pioviccica e le nuvole basse praticamente ci impediscono di vedere gli impianti;

però tutto questo è suggestivo, muschi di tutti i tipi accompagnano la nostra umida passeggiata, ci sono anche dei fiori piccolissimi e molto colorati.

Passando per Thingallavath

arriviamo poi da lì a poco a Thingvellir

che è il luogo dove si vede la faglia che divide le due zolle, quella americana da quella europea, insomma se ripassiamo da quelle parti fra un bel pò di anni, questa strana strada fra due strati rocciosi sarà molto più larga? o molto più stretta?

Si accende subito una discussione tra Gabriella, Alberto e Pino:

"Ma no si allarga, ma no si stringe e l’America tira di qua e l’Europa spinge di là".

Che caciara (confusione ndr.) dico io!

Il luogo però è bello con un magnifico belvedere su fiumi e laghetti.

Johanna ci racconta della religiosità e magia del posto dove ancora aleggiano fiabe e racconti di Troll, le famose saghe.

Proseguendo si va a vedere i Geyser.

La zona è tutta fumante e viva, pozze d’acqua bollente di un azzurro sconvolgente (direbbe Alberto) …

e lo Stroggur

che erutta ogni cinque minuti con bel getto di acqua e vapore di circa quaranta metri in altezza al quale assistiamo almeno sei volte meravigliandoci ogni volta del fenomeno.

E si prosegue per la cascata più grande d’Europa:

la Gullfoss.

 

Qua lo spettacolo è veramente indescrivibile, una quantità d’acqua enorme precipita su un fronte molto largo dentro una spaccatura profonda della quale si vede a malapena il fondo. Bella è la passeggiata verso il bordo superiore della cascata che facciamo infischiandocene di arrivare tutti zuppi ma contenti di aver visto un così bello spettacolo.

Poi esce il sole e un grande bellissimo coloratissimo arcobaleno si posiziona proprio sulla cascata: una goduria per i nostri occhi e le nostre videofotocamere.

In serata andiamo a cenare e passare la notte a non me lo ricordo, una guesthouse, nella quale dormiremo due notti, fatta a casette quattro posti sparse sul terreno antistante l’ottimo ristorante accluso nella zona vicina alla valle di Thorsmork dove faremo trekking il giorno dopo.

Il giorno dopo 4 agosto si va nella valle di Thorsmork, passiamo dalla Sjelalandfoss, cascata che permette il passaggio di visitatori dietro di essa. Molto suggestivo e molto bagnato.

Poi ci addentriamo nella valle, ci aspettano guadi e strade appena percorribili da un mezzo non sufficientemente attrezzato e arriviamo
alla lingua del "piccolo" ghiacciaio

Gigjokulls

stop con foto e primo impatto con i ghiacciai di questa sorprendente isola.

Dopo un guado abbastanza impegnativo

ci fermiamo per fare una passeggiata dentro la gola di Stakkholt.

Una bella passeggiata lungo il fiumiciattolo e anche dentro di esso, e sì perché per arrivare fin dove la gola si stringe bisogna bagnarsi i piedi nell’acqua dolorosamente molto fredda. Alcuni di noi stoicamente sono arrivati fino in fondo, altri come me per esempio si sono divertiti a creare un ponte di sassi in un punto difficile da attraversare. Il posto comunque vale la pena di essere visitato.

Da lì dopo un breve tragitto in pullman con la strada invasa dall’acqua per cui sembra più di essere in barca che su un mezzo con ruote, arriviamo presso un bel rifugio dopo ci concediamo una bella colazione al sacco. Si parte poi per una bella scalata su per un ripido pendio e arriveremo sulla vetta da cui potremo ammirare la valle dall’alto con la corona di monti, il ghiacciaio, il fiume e uno

splendido arcobaleno.

Dopo una lunga discesa dall’altro versante, raggiungiamo il nostro pullman e rientriamo alla guest house e dove dopo un’altra ottima cena possiamo farci una sonora ( nel vero senso della parola) dormita.

E siamo al 5 agosto, partiamo sul ring asfaltato verso est e passando per la Skogafoss,

arriviamo al Promontorio di Dyrholaey.

Qui oltre lo spettacolare panorama possiamo vedere un gran numero di Pulcinella di Mare.

Ripartendo lungo la strada si passa poi vicino a degli sterminati campi di lava ricoperti nel tempo da uno strato morbidissimo di muschio. E’ stato bellissimo rotolarsi su quelle palle di moquette naturale.

Andiamo ancora verso est e incontriamo una formazione di colonne di lava esagonali,

 

con il grande ghiacciaio Vatnajokull all’orizzonte.

 

 

Visitiamo poi la casa di due signori, fratelli ultra novantenni, però uno dei due, il novantacinquenne, è morto da pochi mesi ed è rimasto solo il novantatreenne. Vicino allo loro casa c’è una chiesetta di torba costruzione tipica degli anni passati.

Una cosa particolare, questi due fratelli non si sono mai mossi da lì se non per andare una volta l’anno a fare una sorta di pellegrinaggio. Per lo scopo usavano una vecchissima jeep gialla e rossa che abbiamo visto parcheggiata lì davanti alla loro casa.

 

Raggiungiamo il nostro nuovo rifugio per la notte. Questa volta abbiamo una casetta per noi sei romani, una casetta per altri cinque ospiti e due letti in casa del gestore per altri due di noi.

Il posto è molto pittoresco e la vista dà sul mare di sabbia nera rimasto dall’alluvione del 1996 quando il Vatnajokull, dopo aver eruttato ha provocato una enorme inondazione che ha praticamente spianato tutto quello che ha incontrato sul suo cammino.

Per la cena ci portano in un grande albergo lì vicino dove ci aspetta una cena a buffet.

Assaggiamo di tutto e di più. Meno male che prima di partire avevo pensato che avrei perso un po’ di chili, visto che pensavo di non gradire la cucina islandese. Invece a parte poche cose particolari è tutto molto buono, specialmente il pesce, salmone trota aringa merluzzo, e il saporitissimo agnello.

La mattina seguente 6 agosto si va verso una lingua del Vatnajokul, fa freddino e una bella camminata è quello che ci vuole. Presto arriviamo nelle vicinanze del ghiacciaio.

Che dire? E’ entusiasmante vedere questo muro di ghiaccio dai riflessi cristallazzurrintrasparentcangianti e chi più sa più ne dica.

Lasciato il ghiacciaio, ci inerpichiamo poi da una altra parte lì vicino e in mezzo a un bosco?

A proposito:" Sapete cosa dovete fare se vi perdete in un bosco islandese?

Vi alzate in piedi!!!"

Questo per dire che non ci sono alberi di alto fusto, ma vegetazione bassa e fitta, una sorta di macchia mediterranea ma con tante specie diverse di piante.

Insomma dopo un bel scarpinare tra una pioggerellina fitta, poi più rada, un po’ di vento gelido

sotto un cielo scuro poco promettente arriviamo alla Svartifoss,

una cascata d’acqua, che viene giù da un muro di trenta metri fatto di colonne esagonali di basalto nero. Una sorta di enorme organo fatto di canne di pietra nera. Proprio particolare!!

Dopo la lunga camminata per ritornare, ci concedono una sosta presso il rifugio dove avevamo dormito e ci sgranocchiamo il pranzo e un bel thè caldo.

Nel pomeriggio arriviamo al nostro albergo? Macchè è una scuola! che qui adoperano l’estate per ospitare i turisti. Anche qui casette e posti sparsi qui e là, ma non ci importa. Però c’è un magnifico campetto di pallone con tanto di reti e una magnifica erbetta tagliata ad opera d’arte!

Si può negare ad un gruppo di Italiani una bella partita di calcio? Nossignore, e quindi partitona e dopo la quale doccia, poi cena e stasera gara canora Islanda vs Italia.

Concorrenti: Jonas e Johanna vs Alberto e i nostri cori.

Finisce in pareggio e ci divertiamo un sacco ripromettendoci di rifare un’altra serata canora.

Il 7 di agosto lo passeremo dalla parti della Laguna Glaciale, dove una lingua del Vatnajokul

arriva al mare attraverso una laguna piena di iceberg.

Viste le foto fate voi un commento….

E’ molto piacevole fare la gita in barca, un bel mezzo anfibio, in mezzo agli iceberg.

Ci viene mostrato un bel pezzo di ghiaccio raccolto dall’acqua, che più che altro sembra un cristallo swarovsky, che ci dicono abbia almeno 2000 anni.

Da lì con una passeggiata si arriva sulla spiaggia dove c’è lo sbocco a mare della laguna.

Ci sono un gran numero di uccelli marini, dalle Starne ai Gabbiani alle Sule, e vediamo pure una foca che si immerge ripetutamente nell’acqua gelida.

Incontriamo ancora dei pezzoni di ghiaccio sulla spiaggia nerissima,

buffa cosa che nessuno di noi aveva mai visto.

8 agosto: si continua a risalire verso est

e arriviamo in un bel paesino di pescatori dove facciamo colazione e ci compriamo qualcosa per il

pranzo. Djúpivogur è il suo difficilissimo nome.

 

Proseguiamo poi per Egilsstadir,

il paesaggio è brullo, con cascatelle che scendono copiose da ogni parte, non eccezionale ma rilassante.

Arrivati al paese nel primo pomeriggio ci sistemano ancora una volta in una scuola, prima però c’è la sosta presso una piscina, dove con poche corone si può fare una nuotata rigeneratrice.

La sera, Johanna ci porta in un ristorante dove conosciamo il suo compagno, professore di percussioni nell’orchestra sinfonica di Reykjavik. Anche lui è un appassionato di chitarra e anche

qui si accende il solito duello Italia vs Islanda. Tra canzoni popolari e grandi classici da una parte e Battisti e Mogol dall’altra, passiamo una piacevolissima serata.

Il 9 agosto si parte per un trasferimento con escursione forse tra i più belli in programma.

Andremo infatti verso Akureyri passando per il vulcano spento Askya dove vicino c’è il piccolo cratere di Viti.

La strada è lunga e tortuosa, chi ha fatto un di nord Africa potrebbe confondersi..panorami desertici e distese sassose infinite, solamente che in lontananza c’è sempre un ghiacciaio o si deve guadare torrenti oppure passare su ponti che attraversano imponenti fiumi glaciali.

Durante questo trasferimento ci succede ….di insabbiarci!!!!

Poi, dopo diversi tentativi, arriva uno scorbutico tedesco con un camper 4x4 attrezzatissimo e ci tira fuori.

Continuando nel nostro itinerario arriviamo a

Drekagil, posto di frontiera prima dell’ultimo balzo verso Askya e Viti. C’è un rifugio e ci danno ospitalità per il pranzo.

Quindi, fatti un altro po’ di km in autobus, arriviamo al parcheggio? da dove si può raggiungere, rigorosamente a piedi, il lago formato dal vulcano.

 Raggiunto il lago vulcanico ci si presenta davanti uno spettacolo naturale incredibile, sullo sfondo il grande lago in primo piano il piccolo e profondo cratere di Viti, dove, dopo una difficilissima discesa, si può fare un bagno nelle acque termali, che però con nostra sorpresa, troviamo abbastanza fredde.

Sullo sfondo l’Askya

…..in fondo Viti

 Dopo la "passeggiata", ci aspettano un bel po’ di km per arrivare alla farm dove passeremo la notte anzi tre notti.

Arriviamo in serata molto stanchi e provati dalla lunga giornata, ma una ottima cena ci viene servita dalla nostra anfitriona, una robustissima signora islandese vichinga puro sangue che fa filare tutti in riga come un piccolo esercito.

E’ un posto molto accogliente, qualcuno di noi però dovrà sobbarcarsi di fare un po’ di strada a piedi per raggiungere il suo alloggio distante dal corpo centrale della farm.

In questi giorni faremo il giro del lago Myvatn, cercheremo di vedere le balene, saliremo su un gran cratere, la faglia di Krafla e visiteremo delle solfatare accompagnate da bolle di fango bollenti.

Il lago Myvatn, deve al suo nome ai miliardi di fastidiosissimi moscerini che

lo popolano. Sembra però che questi noiosi animaletti siano un anello importante della catena alimentare dei pesci che popolano il lago, quindi guai a chi li tocca!

Da lì andiamo a scalare il cratere del vulcano spento Hverfjall passando per una colata di lava,

Dimmuborgir.

Bella ma tosta la passeggiata in mezzo alla lava, ma ancor di più è la scalata alla cima del cratere.

Ma ne vale la pena!! Dimenticavo, questo agosto 2004 è l’anno più caldo dal 1935: 26 °C.

Questi a lato sono i fanghi e un soffione di Nàmafjall.

La faglia di Krafla merita un discorso a parte. Per arrivarci si passa in mezzo alla tundra, una distesa di muschio e lichene che assume delle forme tondeggianti, di un verde acido pallido.

Si arriva in una zona fangosa calda e si sale poi fino ad arrivare a vedere la faglia che ha eruttato in modo abbondante nel 1975 su un fronte di 20 km: uno spettacolo dalle foto che abbiamo visto!

Ci sono soffioni bollenti, puzza di zolfo e strati di lava di ogni età e di ogni tipo. Quella lenta che si accartoccia e quella più liquida e quindi più veloce che risulta più liscia e scura.

Ma come si fa a descrivere un tal posto, guardatevi le prossime foto.

Il giorno seguente si va a vedere le balene, ovvero a cercare di vederle. Per me è il secondo tentativo dopo quello in Usa, andato abbastanza male e sono perciò molto scettico.

Si parte dal porto di Husavik, molto importante per quello che la pesca alle balene una volta e un po’ pure adesso, visto che gli Islandesi non rinunciano a pescarne un seppur piccolo tot.

Le ex baleniere a Husavik che ci porteranno in mezzo all’oceano Atlantico ad un passo dal Circolo Polare Artico. Ci accoglie, appena fuori dal porto un gran nebbione. Un po’ ci rode, ci chiediamo che cosa vedremo!

Invece è tutto molto suggestivo, e almeno per molti di noi nuovo e strano. Navighiamo immersi in una specie di ovatta che ci avvolge e che ci lascia appena intravedere le altre imbarcazioni che ci navigano vicino. Però poi, ecco a sinistra a ore 11 una groppa, ed eccone a ore 3 un’altra.

Sono delle balenottere comuni, specie non molto grande e abbastanza facile da incontrare, tanto che possiamo fare? lì stiamo e quello possiamo vedere.

Dopo un po’ di girovagare senza meta alla ricerca di groppe, ci portano a vedere un’isola che compare quasi all’improvviso dalla nebbia. E’ un oasi per le pulcinella di mare e ce ne sono in grande quantità. Molto carino vederle volare via dall’acqua con le loro ali corte e le zampe rosse e tozze.

Ritornati in porto andiamo a fare un pic nic nel Canyon di Ásbyrgi, anche questo posto suggestivo ma un po’ troppo pieno di turisti, almeno per i nostri gusti.

Hafragilsfoss

Dettifoss, quest’ultima grandiosa, imponente, mai vista così da vicino una

Vedremo poi nell’ordine due grandi cascate nello Jökulsárgljúfur National Park

tale massa d’acqua. La cosa sconcertante è il colore dell’acqua perfettamente uguale ai sassi circostanti. Il colore è così perché è acqua glaciale proveniente dal ghiacciaio, mentre altri fiumi che abbiamo attraversato erano azzurri e limpidi, ma quella era acqua sorgiva!

Rimaniamo un po’ di tempo senza parole vicino a tale spettacolo, poi il nosro cerbero autista ci richiama all’ordine e ci rimettiamo in marcia per arrivare ad Akureyri.

Questa è la seconda città dell’Islanda. Porto industriale e peschereccio. Ci viene offerta così una mezza giornata "civile". Ma devo dire che tutti noi avremmo preferito dormire in un rifugio in mezzo al deserto. Comunque un’ottima cenetta a base di merluzzo seguita da un concerto jazz presso un club privato.

Cartoline da Akureyri

E’ il 12 agosto? Spero! Mi sono un po’ perso con le date.

Riprendendo il cammino passiamo per la cascata Godafoss ,

con le sue spettacolari colonne di basalto.

poi c’è la Aldeyarfoss

Ci aspetta una altra bella stracanata attraverso il deserto Sprengisandur.

Grandioso, sassoso, ghiaioso. Dopo circa quattro ore arriviamo per l’ora di pranzo in un rifugio isolatissimo dove c’è una pozza di acqua a 38 °C nella quale molti di noi non resistono e si fanno l’ennesimo bagno.

E ancora deserto, però poiché stiamo tornando verso sud, cominciamo a rivedere il ghiacciaio per eccellenza il Vatnajokull a sinistra e il più piccoloHofsjokull a destra.

In serata arriviamo nel nostro ultimo rifugio oramai assai vicino alla capitale.

Il rifugio è gestito da una ex rock star islandese, un vero personaggio.

Siamo in trenta nella stessa stanza a mangiare e dormire con vista sulla cucina dalla quale escono per cena due splendidi cosciotti di agnello alla brace: una delizia!

Anche qui grandi cantate e suonate con il nostro ospite che si esibisce in un bel blues con il quale coinvolge gli ospiti a dire le proprie impressioni sul viaggio.

La mattina seguente si va a Landamannalauger, per un trekking estremo.

Si arriva in un grande spiazzo che è un campeggio, un po’ parcheggio con annessi bagni e rifugio e l’immancabile pozza con acqua calda.

Da lì si va su per una pietraia per raggiungere una quota discreta e scendere poi dall’altra parte attraverso una colata lavica e ritornare al rifugio.

E’ una notevole faticata e siccome l’appetito vien mangiando, si esagera un po’ per raggiungere posti sempre più belli. Lo spettacolo una volta in cima è ………non ci sono aggettivi!

I colori delle montagne circostanti sono incredibili, guardateli!

Man mano che si sale e scende e non vi dico come siamo scesi, si incontrano sorgenti di acqua bollente e rocce di tutti i colori.

Qualcuno dice che questo trekking sia annoverato tra i più bei tre trekking mondiali e non abbiamo dubbi nel crederlo!!

Torniamo quindi in serata a Reykjavik, dove ci aspetta la guest house già usata in arrivo dall’Italia.

Per la cena abbiamo organizzato la classica spaghettata. La nostra infaticabile Johanna ci procura un po’ di chianti a buon prezzo e noi compriamo spaghetti, pancetta, formaggio per una bella matriciana che risulterà poi assai gradita a tutti. I proprietari della guest house ci guardano con sospetto mentre gli inzaccheriamo la cucina che ci hanno messo a disposizione con sugo e altro, ma poi metteremo tutto a posto e non si lamenteranno troppo.

La mattina dopo abbiamo la visita alla Laguna Blu che dista pochi km dalla capitale.

Anche questo è un posto particolare. Una enorme vasca naturale a più di 36 °C dove si fa un bagno termale rilassante. Il tempo, che abbiamo trovato sempre molto clemente, oggi non ci assiste troppo.

Infatti fuori dall’acqua sono 12°C e quindi ci si trova con la testa al freddo e il corpo al caldo.

Però è piacevole e ci stiamo dentro almeno mezza giornata. Ci sono cascatelle dove ti puoi massaggiare la schiena, saune e bagni turchi. Ci imbrattiamo anche la faccia e il corpo con i fanghi chiari che sono a disposizione di tutti. Ci sono un bel pò di anzianotti giapponesi che vagano imbrattati nella vasca ma ci sono anche delle belle ragazzette islandesi e non, che ci allietano con la loro presenza. Poi una bella doccia con bagno schiuma e shampoo sempre termali.

Nel pomeriggio, ritornati a Reykjavik, andiamo a vedere la cattedrale che ha all’interno un famosissimo organo con più di tremila canne. Fatto poi un giro per la strade del centro e il porto andiamo per la cena finale a buffet preso un noto ristorante dopo completiamo il viaggio assaggiando vari tipi di salmoni, aringhe, trote, crostacei, carni e verdure ……tutto molto buono!

Vi saluto sperando che questa scarno diario di viaggio possa servire a qualcuno di voi per ricordare le belle ore che abbiamo passato insieme.